Inquinamento luminoso: cos’è e quali cause ha

L’inquinamento luminoso – in gergo tecnico chiamato anche “foto-inquinamento”è rappresentato dalla illuminazione artificiale inappropriata, eccessiva o invasiva nell’ambiente esterno notturno, e costituisce un importante effetto collaterale dell’urbanizzazione.

Per la maggior parte della storia della Terra, uno spettacolare universo di stelle e galassie è stato visibile nell’oscurità del cielo notturno. Ma oggi il numero crescente di persone che vivono sul nostro pianeta – e il corrispondente aumento di illuminazione esterna inadeguata e non schermata – hanno provocato l’inquinamento luminoso del cielo notturno, distruggendo la visione delle stelle.

Ciò, purtroppo, vale per gran parte della popolazione mondiale, specie nei Paesi ricchi e industrializzati come l’Italia ed a ridosso dei grandi e medi centri urbani. Pertanto, la maggior parte delle persone deve oggi viaggiare lontano da casa, lontano dal bagliore dell’illuminazione artificiale, per sperimentare la visione impressionante della Via Lattea sperimentata dai nostri antenati.

L’inquinamento luminoso è una delle forme di alterazione dell’ambiente più pervasive. Colpisce anche siti altrimenti incontaminati perché può essere facilmente osservato durante la notte a centinaia di chilometri dalla sua fonte, in paesaggi che sembrano non venire toccati dagli esseri umani durante il giorno, e riesce a danneggiare i paesaggi notturni anche in aree protette, come ad es. i parchi nazionali.

Le quattro componenti dell’inquinamento luminoso sono spesso combinate e possono sovrapporsi:

  • Bagliore urbano del cielo: la luminosità del cielo notturno sulle aree abitative. Si pensi alle grandi città, che ormai non appaiono mai completamente buie, neppure a notte fonda. Appare evidente l’impatto del bagliore urbano sull’osservazione del cielo stellato.
  • Sconfinamento luminoso: luce che cade dove non è destinata, desiderata o necessaria. Si pensi, ad esempio, ai lampioni dell’illuminazione stradale, che spesso sono mal progettati e rilasciano parte della propria luce verso l’alto, dove non è certamente necessaria.
  • Sovrailluminazione: eccessiva luminosità che provoca disagio visivo. Elevati livelli di luce possono ridurre la visibilità. Ad esempio, si pensi alla luce dei fari abbaglianti quando di notte incrociamo un’automobile, talvolta mettendo anche in pericolo la nostra guida.
  • Caos luminoso: raggruppamenti confusi ed eccessivi di sorgenti luminose, comunemente presenti nelle aree urbane sovra-illuminate. La proliferazione del caos luminoso contribuisce al bagliore urbano del cielo, allo sconfinamento luminoso ed ai bagliori accecanti.

Gli effetti negativi della perdita di questa grande risorsa naturale – ispiratrice nella storia delle scoperte scientifiche, dell’arte, della letteratura, dell’astronomia, della navigazione, dell’esplorazione, della filosofia e persino della curiosità umana – potrebbero sembrare intangibili.

Ma un crescente numero di evidenze osservazionali collega l’inquinamento luminoso del cielo notturno direttamente ad impatti negativi misurabili sulla salute umana e sulla funzione immunitaria, a cambiamenti avversi nel comportamento negli insetti e nelle popolazioni animali, e ad una diminuzione sia della qualità ambientale che della sicurezza nell’ambiente notturno. Inoltre, la sovra-illuminazione notturna dovuta a luci non schermate non migliora la visibilità, per cui è di fatto inutile.

Gli astronomi sono stati tra i primi a registrare gli impatti negativi dell’inquinamento luminoso sulla ricerca scientifica – e hanno dovuto spostare i loro telescopi in Paesi con siti che garantivano una migliore qualità del cielo – ma, anche per tutti noi, gli effetti negativi economici ed ambientali dello spreco energetico sono evidenti in tutto: dalla bolletta elettrica al riscaldamento globale.

Infatti, l’inquinamento luminoso spreca denaro e energia. Decine di milioni di euro vengono spesi ogni anno per illuminazione inutile in Italia, luce che va direttamente nel cielo notturno tramite luci esterne non schermate. L’illuminazione sprecata nel nostro Paese libera annualmente centinaia di migliaia di tonnellate di anidride carbonica nell’atmosfera; in particolare, le luci esterne non schermate sono direttamente responsabili di una parte significativa di queste emissioni di anidride carbonica.

Eppure, oggi esistono molte soluzioni all’inquinamento luminoso che sono semplici, economiche e istantanee da applicare: basta solo volerlo, soprattutto a livello di decisori politici e di stakeholders. Riconoscere quando l’illuminazione esterna non è più funzionale e diventa inquinante rappresenta, come sempre, il primo passo verso la scelta di soluzioni appropriate.

 

Riferimenti bibliografici:

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